È morto Silvio Berlusconi in un letto di ospedale come probabilmente non avrebbe immaginato di finire i suoi giorni nonostante i 86 anni. Lui da combattente avrebbe preferito un fine più gloriosa e da prima linea, ma tant’è nascita e morte sfuggono alla nostra libera autodeterminazione. E’ unna ineluttabile legge di natura che ci ricorda come tutto inizi e tutto finisca nella medesima imperscrutabilità.
Berlusconi è stato sicuramente un personaggio poliedrico che ha ha avuto la capacità di realizzare e vincere sfide complesse dal mondo imprenditoriale a quello politico, passando anche per il campo sportivo.
Le sue visioni si sono tradotte in innovazioni spesso vincenti contro ogni previsione.
Sicuramente è stato un personaggio controverso e al di fuori degli schemi usuali, un anti conformista dallo spirito liberale e generoso; inevitabilmente chiacchierato, attaccato e financo perseguitato come tutti coloro (Enrico Mattei, Bettino Craxi, Raul Gardini, Francesco Cossiga e pochi altri) i quali hanno tentato di dare una scossa all’opaco sistema potitico-economico italiano.
Oggi insieme a Berlusconi muore anche Forza Italia, che il cavaliere aveva inventato e portato al successo contro ogni previsione. Non si vede, infatti, alcuna stabilità all’interno di quello che resta di Forza Italia, consumatasi negli ultimi lustri insieme al Cavaliere. Forza Italia è stato il partito di Berlusconi e con lui rischia di scomparire per l’assenza di una classe politica capace di creare aggregazione interna e consenso tra la gente. Evidenza di questa simbiosi è il sito WEB di Forza Italia che a distanza di parecchie ore dalla scomparsa del suo leader non ne dà ancora la notizia!
E’ questa l’unica vera sconfitta del Cavaliere, non aver saputo strutturare al di fuori della sua persona Forza Italia, non aver alimentato la dialettica interna, ma aver premiato solo i fedelissimi, a scapito del merito e a prescindere dalle loro qualità; fedelissimi, che poi non si sono rivelati tali alla prova dei fatti, poiché il più delle volte si sono rivoltati contro per misere ambizioni personali, cambiando repentinamente partito.
Anche la scommessa sui cavalli di razza, o presunti tali, Casini e Fini, si è rivelata disastrosa; il primo, benché democristiano di lungo corso, è finito nelle liste del PD, erede della tradizione comunista, e il secondo uscito anch’egli sbattendo la porta è impegnato a tutelarsi in battaglie legali relative alla gestione del patrimonio di Alleanza Nazionale, partito che aveva fondato e guidato.
Anche personalità di prim'ordine, quali Antonio Martino e Giulio Tremonti, seppur coinvolte per un po' di tempo in ruoli di primissimo piano, sono poi state indotte ad abbandonare per evitare lo scontro diretto con il Cavaliere. Il Berlusconi politico è stato un uomo sostanzialmente solo, poiché nessuno era da lui ritenuto alla sua altezza; quando il confronto rischiava di vederlo soccombere, preferiva far scendere in campo il suo indiscutibile carisma e forte anche del proprio incommensurabile potere economico poteva permettersi di tacitare chiunque.
Degli altri “bracci destri” è inutile farne menzione, poiché erano signori nessuno prima e, spenta la luce della ribalta regalatagli da Berlusconi, sono ritornati nel giusto anonimato.
Oltre a Forza Italia, viene meno anche un’area politica, quella del Centro-Destra, che svuotata della componente centrista-liberale, ove ora già sgomitano una miriade di partitini fondati dalle varie ondate di transfughi esodati da Forza Italia, anziché riunificarsi nel nome del loro fondatore faranno molto probabilmente un’ insensata guerra per rivendicare l’eredità politica del Cavaliere. L’area un tempo di Centro-Destra, dovrà essere salvata dagli equilibrismi della destra di Fratelli d’Italia e dalle contraddizioni della Lega. Due realtà politiche queste ultime, che rischiano di andare in corto circuito, ora che è venuto meno il mastice del Centro berlusconiano.
Mentre il futuro del Centro-Destra è ancora tutto da scrivere, quello di Berlusconi è già consegnato alla storia, ove sicuramente sarà ricordato come uno dei "grandi".