Cerca nel blog

mercoledì 2 giugno 2021

LA SCARCERAZIONE DI BRUSCA: MAFIA e [S]RAGION DI STATO

La scarcerazione dopo 25 anni di carcere di Giovanni Brusca, mafioso pentito autore di oltre 100 assassini efferati tra i quali la strage di Capaci e lo scioglimento in acido di un bambino, non può non lasciare indifferenti le persone perbene.

Le istituzioni all'unisono dicono che è stata applicata la legge, la quale premia i collaboratori di giustizia, evitando loro l'ergastolo, e aggiungono che senza questa normativa premiale la mafia non sarebbe stata così pesantemente colpita.

Lo Stato, ora, si farà anche carico del reinserimento in società sotto altra identità del pluriomicida, cercandogli un lavoro e nel frattempo riconoscendogli un indennizzo mensile di € 1.000/1.500 oltre a € 500 per ogni familiare a carico, nonché le spese di alloggio.

La notizia è stata ampiamente commentata sotto tutti i profili e a tutti i livelli, ma l'azione più eclatante l'ha compiuta il Corriere della Sera, pubblicando sul suo sito web un'intervista a Brusca, il quale compare con passamontagna, occhiali scuri e guanti completamente non identificabile, adducendo a giustificazione di tale mascheramento motivi di sicurezza personale.

Ed è proprio su questo ultimo aspetto che va fatta una severa riflessione, ma a cosa sono servite le agevolazioni concesse ad un pluricriminale seriale, se dopo 25 anni dalle sue rivelazioni di pentito deve celarsi e nascondersi per paura di ritorsioni mafiose?

Se lo Stato facesse lo Stato, presidiando il territorio, controllando i centri di spesa pubblici, velocizzando i processi, oggi Brusca non dovrebbe temere la vendetta della mafia e i familiari degli assassinati da Brusca potrebbero capire il prevalere dell'odiosa ragion di Stato. Invece, non è così, poiché la mafia è tuttora presente nel tessuto sociale ed economico italiano, infiltrandosi anche nelle istituzioni. La politica, dopo l'onta della legislazione premiale ai pentiti, discute di questi tempi dell'abolizione dell'ergastolo, che è nei fatti la vanificazione dei presupposti della legislazione premiale stessa. Di questo passo non bisognerà stupirsi se la prossima iniziativa politico-legislativa mirerà ad abolire direttamente il reato di mafia!