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giovedì 9 ottobre 2014

L'indecenza della Decadenza

Ma in che mani sono le istituzioni italiane? 
Il valore del bene supremo della Nazione, della dignità dello Stato non sembrano più appartenere a coloro i quali vituperano e usurpano sistematicamente le funzioni pubbliche per meschini interessi di parte.
I cittadini iniziano a rimpiangere Berlusconi, ultimo Presidente del Consiglio eletto per volontà del popolo a governare l'Italia. Dopo di lui sono arrivati i nominati Monti, Letta e ora Renzi. 
La Costituzione viene violentata a seconda delle convenienze; il caso più clamoroso è la riforma in itinere sul Senato, che verrebbe nominato.  
Decine di Parlamentari a pochi mesi dalle elezioni del febbraio 2013 hanno cambiato casacca pur di rimanere al Governo.
La sinistra dice tutto e il contrario di tutto, il centrodestra frantumato e imbottito da personaggi da evitare si accoda un po' ovunque. Il M5S - novità della legislatura - gioca allo sfascio in chiave elettorale, dimenticando gli interessi nazionali.
Il Parlamento da giugno scorso non riesce a eleggere i componenti di CSM e Corte Costituzionale e ancor peggio candida ed elegge parlamentari privi dei requisiti.
Ex magistrati - quali De Magistris - passati all'impegno politico, disconoscono le sentenze a loro sfavorevoli.
La Procura di Palermo si esprime a favore della partecipazione in videoconferenza dei boss mafiosi all'audizione del Presidente della Repubblica nell'ambito del processo della cosiddetta "Trattativa Stato-mafia"".
Il momento, non solo economico, è di piena ed evidente decadenza; il Popolo, ormai apatico, sta a guardare e ha perso persino la voglia di protestare ... d'altronde è meno faticoso attendere l'uomo della provvidenza. Ma se anche i nostri avi avessero ragionato così saremmo ancora tutti asburgici e ... forse, forse non sarebbe peggio! 

mercoledì 8 ottobre 2014

T.F.R. ovvero Tu Farnetichi Renzi!

La proposta ad effetto sul TFR in busta paga, si inserisce nel solco del bonus mensile degli 80 euro in più in busta paga. Pannicelli tiepidi totalmente ininfluenti sulla crisi economica, che non verrà scalzata da un pugno di euro a testa. Ci vuol ben altro per avviare la ripresa. La riduzione delle tasse è il primo passo obbligato, lasciando, infatti, liquidità alle imprese verranno stimolati gli investimenti, creando così i presupposti per rilanciare l'economia;  solo allora si innesterà un volano virtuoso tra incremento delle capacità di spesa, conseguente a nuove assunzioni, e produzione, conseguente a nuovi investimenti.
E' veramente disarmante pensare che il Governo Renzi possa credere che l'inserimento nella legge di stabilità, la vecchia finanziaria, dello svincolo del TFR sia un toccasana per la ripresa economica. Anzi, è l'ennesima prova del pressapochismo e della totale assenza di competenza con cui Renzi affronta la crisi e il governo dell'Italia.
Sa il Presidente del Consiglio che sin dal 1995 la prima riforma del sistema pensionistico, targata Dini, puntava a costituire una pensione complementare incentivando il conferimento del TFR a specifici fondi di investimento?
Sa Premier che il TFR gode di una tassazione agevolata - aliquote e deduzioni - che con il convogliamento mensile in busta paga verrebbero persi a discapito del lavoratore e a vantaggio dello Stato impositore?
Sa Renzi che il TFR lasciato in azienda è un' importante fonte di autofinanziamento aziendale?
Sa il Renzi che nelle aziende con più di 50 dipendenti il TFR non versato alla previdenza complementare affluisce alle asfittiche casse INPS?
Ha idea Renzi di cosa voglia dire in termini di complicazioni amministrative e gestionali per le aziende gestire la sua idea balzana con la triangolazione - appena abbozzata e poco praticabile - con le banche erogatrici  e le aziende obbligate a complesse elaborazioni contabili. 
Siamo all'ennesima demagogica improvvisazione, alla faccia della certezza del diritto e della semplificazione.
T.F.R. ovvia Tu Finiscila Renzi!

giovedì 2 ottobre 2014

STADI E ORDINE PUBBLICO: Demagogia a buon mercato

"Gli straordinari delle forze dell'ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini". E' questa l'affermazione a effetto lanciata ieri sul social Twitter dal Presidente del Consiglio Renzi. Il principio dovrebbe approdare negli emendamenti in discussione per la conversione in legge del DL 119/2014.
La dichiarazione, sicuramente ad effetto, è in realtà, se la si valuta a freddo, un mix di demagogia. 
Infatti la gestione dell'ordine pubblico è uno dei compiti tipici dello Stato, dunque non se ne capisce l'affermazione che debba essere pagata da soggetti privati - le società di calcio - che già pagano con le tasse per questo servizio. Non si capisce, poi, come possa essere definito lavoro straordinario quello svolto negli stadi; è, infatti, chi decide la turnazione degli orari che determina lo straordinario e non certo le società.
E poi, se gli stadi e i piazzali attigui sono luoghi privati - in proprietà delle società - ma aperti al pubblico come lo sono i centri commerciali, i cinema, le discoteche, ecc. il problema va posto diversamente, ossia sono i proprietari/gestori a dover garantire la sicurezza con una propria "vigilanza". Non dimentichiamo che spesso i Questori sospendono temporaneamente le licenze ai locali in cui avvengono risse tra gli avventori e che è ormai abituale che grandi magazzini e locali notturni abbiano a loro spese un servizio di vigilanza e sicurezza.

Il problema, come prospettato da Renzi, è pertanto mal posto ed è funzionale soltanto ad una logica demagogica e populista, il cui sviluppo ci porterebbe ad affermare che i controlli - soprattutto notturni - con l'alcool test dovrebbero essere pagati dai gestori dei locali adiacenti o dagli stessi autisti in stato di ebrezza!

Il vero problema è responsabilizzare le società di calcio e loro tramite le tifoseria e destinare altre funzioni di pubblica utilità le forze di polizia impiegate impropriamente negli stadi.