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giovedì 2 ottobre 2014

STADI E ORDINE PUBBLICO: Demagogia a buon mercato

"Gli straordinari delle forze dell'ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini". E' questa l'affermazione a effetto lanciata ieri sul social Twitter dal Presidente del Consiglio Renzi. Il principio dovrebbe approdare negli emendamenti in discussione per la conversione in legge del DL 119/2014.
La dichiarazione, sicuramente ad effetto, è in realtà, se la si valuta a freddo, un mix di demagogia. 
Infatti la gestione dell'ordine pubblico è uno dei compiti tipici dello Stato, dunque non se ne capisce l'affermazione che debba essere pagata da soggetti privati - le società di calcio - che già pagano con le tasse per questo servizio. Non si capisce, poi, come possa essere definito lavoro straordinario quello svolto negli stadi; è, infatti, chi decide la turnazione degli orari che determina lo straordinario e non certo le società.
E poi, se gli stadi e i piazzali attigui sono luoghi privati - in proprietà delle società - ma aperti al pubblico come lo sono i centri commerciali, i cinema, le discoteche, ecc. il problema va posto diversamente, ossia sono i proprietari/gestori a dover garantire la sicurezza con una propria "vigilanza". Non dimentichiamo che spesso i Questori sospendono temporaneamente le licenze ai locali in cui avvengono risse tra gli avventori e che è ormai abituale che grandi magazzini e locali notturni abbiano a loro spese un servizio di vigilanza e sicurezza.

Il problema, come prospettato da Renzi, è pertanto mal posto ed è funzionale soltanto ad una logica demagogica e populista, il cui sviluppo ci porterebbe ad affermare che i controlli - soprattutto notturni - con l'alcool test dovrebbero essere pagati dai gestori dei locali adiacenti o dagli stessi autisti in stato di ebrezza!

Il vero problema è responsabilizzare le società di calcio e loro tramite le tifoseria e destinare altre funzioni di pubblica utilità le forze di polizia impiegate impropriamente negli stadi. 

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