Le riforme istituzionali - soprattutto se con implicazioni costituzionali, come è la modifica del Senato - dovrebbero essere sempre affrontate con lo spirito di adeguare le situazioni alle mutate esigenze dei tempi. Il sistema bicamerale perfetto italiano, pensato quale garanzia per il popolo rappresentato, ha finito sovente per appesantire e ritardare il momento decisionale, aumentando solamente il nefasto sistema del mercanteggiamento politico e costituendo in ultima sintesi un inutile "sovrapprezzo".
Il bicameralismo perfetto, oggi, è anacronistico e va superato o con una differenziazione dei ruoli dei due rami del Parlamento o "tout court" con l'abolizione di una delle due Assemblee parlamentari.
Questa in sintesi è la conclusione a cui arrivano sia gli studiosi del diritto, sia i cittadini di buon senso.
Siamo ormai al paradosso della Democrazia: un premier non votato, paracadutato a Palazzo Chigi da accordi di potere tra oligarchi e i cosiddetti poteri forti, si cimenta in un riforma che allontana ulteriormente il Governo della nazione dal Popolo sempre meno sovrano dei destini patrii.
Quale senso logico, giuridico e istituzionale può mai avere un ramo del Parlamento con elezione di secondo grado, ossia di nomina politica? Nessuna, salvo aumentare gli "yes men" deresponsabilizzati, rafforzando così la "casta politica".
Altro che riformatore, Renzi sta portando avanti il progetto dell'eutanasia della democrazia. E pensare che sino a ieri la sinistra accusava Berlusconi di affossare la democrazia ...
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