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venerdì 11 ottobre 2013

GIUSTIZIA IN SALDO TRA AMNISTIA E INDULTO

Aministia o indulto: è questo il deprecabile modo di risolvere ciclicamente e temporaneamente i problemi della giustizia in Italia.
I cittadini perbene si domandano sempre più spesso chi rappresenti e soprattutto chi difenda uno Stato siffatto, che non garantisce servizi pubblici efficienti, che soffoca il ceto produttivo con una tassazione esagerata e che non tutela neppure la sicurezza dei cittadini.
Il "Gover-No" Letta forte dell'invito quirinalizio di Napolitano sembra ormai aver imboccato con entusiasmo risolutore la strada dell'ennesimo colpo di spugna nei confronti di quella che è impropriamente chiamata microcriminalità (furti, borseggi, vandalismo, spaccio di droga, ecc.); è questa, invece, la delinquenza che nella realtà quotidiana incide negativamente sulla qualità della vita degli italiani.
Di riforme strutturali della giustizia si continuerà a parlare vacuamente sino al prossimo colpo di spugna. 
Eppure il periodo di crisi economica e il degrado delle nostre aree urbane suggerirebbero di rilanciare misure alternative alla detenzione con una profonda revisione dei Lavori di Pubblica Utilità sul modello americano o nord europeo. Ogni amministrazione pubblica dovrebbe avere uffici strutturati per reclutare tali lavoratori a costo zero. Oggi, purtroppo, i LPU  per le modalità con cui vengono gestiti sono occasioni sprecate sia per la comunità sia per il tentativo di infliggere una pena alternativa significativa e non proforma.
In coda a questo scenario non può non suscitare ulteriore indignazione - per lo stravolgimento continuo che la politica fa del concetto di giustizia - la dichiarazione pubblica rilasciata dal Ministro di Grazia e Giustizia, il quale ha rassicurato (?) che "amnistia o indulto non si applicheranno a Berlusconi". Strano modo di gestione ad personam della giustizia, in netto contrasto ai principi del diritto, riassunti dal motto che campeggia in tutte le aule dei Tribunale d'Italia "La legge è uguale per tutti"!