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mercoledì 26 maggio 2021

Aosta: ostaggio dell'incapacità di spesa

 Lo stato di degrado della città di Aosta è sotto gli occhi di tutti, cittadini e turisti. 

Negli ultimi dieci anni il capoluogo regionale è stato stravolto nella sua identità di città ricca e pulita. Ora la città si caratterizza per le strade dissestate come solo in nord africa si trovano, per le vie periferiche semibuie a causa dell'assenza di manutenzione dei punti luce, per il verde urbano ridotto a sterpaglia arida, per i servizi sociali assegnati a gestioni spesso inadeguate rispetto alle esigenze dell'utenza, per la totale assenza di una presenza a controllo della sicurezza del territorio, per il permanere di fallimentari sperimentazioni viabilistiche ... 

Quando non sono le frecce, ma la capacità a mancare!

Contrariamente a quanto si potrebbe credere tale stato di degrado non è dovuto alla carenza di risorse finanziarie, bensì alla incapacità delle amministrazioni comunali susseguitesi di spendere le risorse disponibili. Il dato emerge in tutta la sua evidenza anche quest'anno dalla rendiconto, ossia il bilancio consuntivo, 2020 attestato a 91 milioni e 499 mila euro, ma con un avanzo di amministrazione - soldi non spesi - di € 38 milioni e 626 mila, di cui 12 milioni e 122 mila neppure impegnati. 

A fronte di questo disastro amministrativo la stonata maggioranza del sindaco musicista e musicologo ha riservato ai cittadini l'ulteriore sonora beffa di aumentare per il 2021 la tassazione sui redditi incrementando l'addizionale comunale dello 0,20% ... 

Incapacità, è l'espressione più gentile che sovviene a definizione di una tale amministrazione.

martedì 11 maggio 2021

COPRIFUOCO: LA NOTTE DELL’IGNORANZA

Il Coronavirus è sicuramente una spiacevole realtà, sebbene non sia così drammatica come altre pandemie relegate alla storia qual è stata la peste. Tuttavia, se si esclude il vaccino, le misure adottate dai Governi di tutto il mondo sono molto simili a quelle dei periodi della peste: limitazioni agli spostamenti, distanziamento sociale, segregazione, chiusure delle attività. Ora come allora le strutture sanitarie non sono attrezzate per far fronte alle misure necessarie per accogliere la crescita numerica dei malati in conseguenza della pandemia. Oggi i Governi in un anno di sacrifici imposti ai cittadini non sono stati in grado di potenziare né i servizi sanitari (ospedalieri, territoriali, domiciliari), né il trasporto pubblico locale.

Dopo tanti secoli i presunti rimedi sono gli stessi, nonostante il mondo abbia fatto enormi progressi non solo nel campo della medicina, ma in tutti i settori.

Stupisce che Parlamento e Governo, anziché interrogarsi sull’utilità di un’anacronistica misura da tempi di guerra, il cosiddetto “coprifuoco”, si dilettino a discutere se ridurlo di un’ora, facendolo iniziare alle ore 23, anziché alle attuali ore 22.


Possibile che nessuno si domandi quale sia il senso del cosiddetto “coprifuoco”, il quale nell'attuale situazione storica, sanitaria e sociale è totalmente privo di ogni logica, ogni fondamento giuridico, nonché di ogni ragione emergenziale sanitaria.

La genesi del “coprifuoco” come ben suggerisce la parola era quella di coprire, ossia spegnere, il fuoco (torce, fiaccole, bracieri, ecc.), al fine di evitare il propagarsi di roghi notturni, assai frequenti nei secoli scorsi ,ove in gran parte degli immobili il legno era il materiale costruttivo più usato, dai solai ai tetti. Nella notte buia le persone erano giocoforza limitate nei loro spostamenti. In tempi bellici più recenti l'espressione è stata mutuata per esprimere il divieto di spostarsi nelle ore notturne; restrizione finalizzata a vigilare il territorio, poiché di notte era ben più difficile mantenerne il controllo, in quanto il buio notoriamente agevola i movimenti di truppe o di insorti ribelli al potere costituito.

Qual è dunque ora la logica di imporre il “coprifuoco”? Il virus gira solo di notte? Certamente no; di notte si creano assembramenti incontrollabili, tipo la festa di piazza Duomo a Milano per i festeggiamenti dello scudetto dell’Inter o tipo gli assembramenti quotidiani sui mezzi del trasporto pubblico urbano? Certamente no. E allora qual è la logica?

Il diritto alla libertà di circolazione e soggiorno sancito dall’art. 16 della Costituzione può essere limitato solamente da motivi di sicurezza o di sanità; questi ultimi, a differenza dei primi, sono incompatibili con le fasce orarie. Le colorazioni territoriali - bianco, giallo, arancione e rosso - indicanti differenti livelli di contagio non sono infatti a ore, bensì sono definite su indici predeterminati che danno il livello dell'intensità del contagio epidemico.


Oggi il coprifuoco quale strumento di contenimento del COVID è un’aberrazione giuridica e una follia sanitaria. Il coprifuoco è la notte dell'ignoranza politica.