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mercoledì 1 luglio 2015

LAVORO ... A PERDERE!

Giugni, Treu, Biagi, sono nomi che nel bene e nel male hanno segnato veri momenti riformatori della legislazione del lavoro italiana. Ognuno di loro ha portato un contributo originale e caratteristico, che si sforzava di interpretare le esigenze complesse e articolate del mondo del lavoro. Costoro hanno cercato di conciliare le spesso contrapposte posizioni di lavoratori e datori di lavoro.
Giugni rimarrà il padre della legge 300/1970 più nota come Statuto dei Lavoratori, Treu l'innovatore che con la legge 196/1997 dà cittadinanza al lavoro interinale e al tirocinio; Biagi, infine,  verrà ricordato come il coraggioso - coraggio pagato con la vita! - che, recependo i mutati tempi, che avevamo ormai soppiantato il mito del posto fisso, porta la flessibilità nel mondo del lavoro in tutte le sfaccettature possibili: a chiamata, condiviso, a progetto, accessorio, ecc. .
Poi è arrivata la cosiddetta controriforma Fornero (L.92/2012), che è intervenuta sul delicato equilibrio del mercato del lavoro con il fine evidente ed esclusivo di "far cassa". Tutta la riforma è costellata da balzelli contributivi che ruotano intorso all'ASPI - ora NASPI - e da ferraginosi meccanismi pre e para contenzioso. Con la legge Fornero si pensava di aver toccato il fondo; e invece no! Renzi ha saputo far di meglio - rectius - di peggio!
Dopo un anno di chiacchiere e di annunci anglicizzanti all'insegna del Job Acts, il bilancio è pressoché inconsistente se non negativo, tant'é che l'economia continua a languire e la disoccupazione a crescere. Le tante leggine in materia di lavoro - tutte soprannominate Job Acts, tanto per aumentare la confusione! - hanno come elemento comune l'essere brutte scopiazzature dei testi normativi che sostituiscono. 
Il D.lgs 81/2015, l'ultimo della serie dedicato a vari tipi di contratto, ha anche il pessimo record di essere entrato - in assenza di motivazioni di urgenza - in vigore il giorno dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ignorando il principio costituzionale, sancito all'art.73, che le leggi entrano in vigore quindici giorni dopo la loro pubblicazione.
Mentre la politica si trastulla tra inglesismi e sofismi, il lavoro prende altre strade che portano tutte a delocalizzare la produzione fuori dall'Italia, la quale così ogni giorno che passa perde un pezzo di sè, della sua storia e del suo futuro!

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